Con questa iniziativa vogliamo immaginare la città, letteralmente avvolgerla d’immagini, per raccontare il territorio e le sue contraddizioni, ma anche un possibile processo di cambiamento, disegnando una nuova città sui muri di quella vecchia, immaginando un’altra società negli spazi abbandonati di quella esistente.
Partiamo dalle mura della casa cantoniera, per condividere il nostro sguardo sulla città attraverso murales che si affacciano sulla strada, ma anche per creare un dialogo con il quartiere e la sua storia attraverso ritratti di persone che l’hanno vissuto.
Oltre la città immagine
In un periodo in cui i processi politici sono subalterni a quelli finanziari, le città tendono sempre di più a promuovere se stesse come luoghi privilegiati per investimenti privati e pubblici; per essere attrattivi e competere con altri territori assumono spesso il carattere di un brand, un marchio.
Vogliamo interrogarci sul ruolo dell’arte in questo contesto: se da una parte gli artisti possono essere coinvolti per costruire una città immagine, attrattiva per il capitale finanziario, dall’altra parte possono utilizzare la loro arte per immaginare un’altra città, cercando di costruire immaginari alternativi.
In questo senso consideriamo la street art una forma contemporanea di arte partigiana – un linguaggio che interagisce direttamente con lo spazio urbano in modo critico e propositivo, con la capacità di capovolgere la logica delle immagini pubblicitarie; sottraendo lo spazio pubblico da un identità commerciale, restituendo un identità sociale e culturale alla città.
Domenica 22 giugno ci troviamo a Casa Bettola per immaginare la città insieme a quattro writers del territorio, il Collettivo FX, Stone, Psikopatik e Rhiot – dando un volto e una voce ad un edificio che per tanti anni è stato abbandonato e lasciato in silenzio.
(Immagine: Stone 2013, Ex-Officine Reggiane)