Messaggi dalla città solidale verso la manifestazione sabato 8 novembre

Pubblichiamo alcuni contributi di persone e realtà che insieme a tante e tanti affermano che una firma non ci ferma, invitando tutte/i alla manifestazione sabato 8 novembre a Reggio Emilia.

Do you remember? Mai più fascismo! Mai più razzismo! La Redazione di Pollicino Gnus e il cda della Cooperativa Mag 6

Reggio Emilia è città medaglia d’oro al valore della Resistenza. L’Italia è una Repubblica nata dalla Resistenza. La Resistenza è stata lotta di popolo contro il fascismo e il nazismo, ideologie razziste che hanno sporcato l’intera Europa per oltre vent’anni del secolo scorso. La Resistenza ha riportato, pagando un caro prezzo, i nostri territori ad una convivenza democratica dove ognuno può esprimere liberamente le proprie opinioni.

Gli anni passano e molti si sono dimenticati del percorso che ci ha portato fin qui, tanto che la possibilità di esprimere le proprie opinioni ha fatto si che ora il fascismo e il razzismo non siano più considerati per quello che sono, ovvero ideologie e pratiche criminali, ma vengano trattati alla stregua delle tante opinioni messe nel piatto della democrazia; ognuno sceglierà poi quella che più gli piace.

Ma non è così!

Certi manifesti e certi slogan della Lega Nord e/o di gruppi dell’estrema destra italiana assomigliano moltissimo a quelli del partito nazionalsocialista tedesco degli anni ’20 e ’30; anche allora qualcuno pensava fossero una manifestazione delle proprie idee. Quello a cui hanno portato lo sappiamo bene: guerra, violenza… e regimi razzisti e totalitari nei quali il “diverso” era un nemico da eliminare. Ed è proprio sulle campagne d’odio verso il diverso (per colore della pelle, per provenienza geografica, per orientamento sessuale,…) che la Lega Nord costruisce il suo consenso, alleandosi sempre di più con l’estrema destra neofascista. Il nuovo fascismo oggi è quello che in un contesto di crisi sempre più forte cerca il proprio consenso facendo leva sui sentimenti egoistici e nazionalisti, premessa essenziale per un ritorno, anche in Europa, di nuove situazioni di guerra e violenza.

Portare nel centro storico di Reggio Emilia, nella giornata del 25 aprile, a due passi da dove il 25 aprile del ’45 i nostri Partigiani festeggiavano finalmente la cacciata dei nazifascisti, proprio quelle idee contro le quali essi avevano lottato al prezzo della propria vita, è per noi una cosa indegna.

Indegna di una città medaglia d’oro della Resistenza e indegna di un Paese nato dalla Resistenza. E’ un insulto al quale è giusto opporsi con i mezzi che quella stessa lotta ci ha concesso: la libertà di parola, di manifestazione, di resistenza.

Bene, il 25 aprile del 2014 un gruppo di cittadini reggiani ha pensato di mettere in pratica questi ragionamenti contestando attivamente il raduno della Lega Nord previsto all’hotel Posta, in pieno centro. Il loro “peccato” è stato quello di avere forzato per qualche metro e a mani nude un cordone della Polizia con l’obbiettivo, udite udite!, di arrivare a contestare il raduno fin sotto le sue finestre.

Ora, 15 di questi cittadini, hanno ricevuto un provvedimento di obbligo di firma giornaliero. La sproporzione tra questo provvedimento e quanto avvenuto in piazza quel giorno è evidente a tutti: un attacco che, limitando le libertà individuali, grava come una vera e propria condanna senza processo.

A 70 anni dalla Liberazione, i razzisti e i fascisti girano e promuovono liberamente per la città le loro idee e gli antifascisti vengono incriminati.

Ricordiamoci che anche questa pratica non è nuova: prima dell’avvento del fascismo situazioni simili dove le forze dell’ordine proteggevano i fascisti e incriminavano gli antifascisti erano all’ordine del giorno in tutta Italia. Abbiamo visto a cosa quelle scelte hanno portato.

Vogliamo ancora ripercorrere quella triste strada? Noi non ci stiamo!

Esprimiamo solidarietà ai nostri concittadini vittime di questo assurdo provvedimento.

Chiediamo l’immediata cancellazione dello stesso. Chiediamo a chi amministra la città di riaffermare nella pratica i valori fondanti dell’antifascismo e della democrazia.

Non lasciamoci intorpidire le menti da chi vuole farci credere che basti attenersi alle regole formali della democrazia per non cadere nel totalitarismo. Fascismo e nazismo, prima della spallata finale, arrivarono alla soglia del potere attraverso un percorso “democratico”.

Non lasciamoci fregare di nuovo!

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Fuori dalla repressione fuori dai PantaniAlternativa Libertaria Reggio Emilia

L’ 8 novembre saremo in piazza a Reggio Emilia. Vogliamo che questa piazza si riempia di persone e di associazioni , vogliamo che si riempia con coloro che della solidarietà, della giustizia sociale e della libertà fanno la propria bandiera.

Riteniamo profondamente ingiusto e spropositato che 15 compagni siano costretti all’obbligo di firma, quindi alla limitazione della propria libertà personale, per quanto accaduto il 25 aprile a Reggio Emilia, quando un corteo di antifascisti ha contestato la presenza in città del leader xenofobo e razzista della lega Matteo Salvini.

Quel giorno non è successo nulla di così grave da perseguitare compagni e compagne, ai quali va come sempre la nostra solidarietà. La spiegazione di quanto sta avvenendo a Reggio Emilia, come in altre città d’Italia è che l’inasprimento del controllo sociale e la repressione per quanti non si piegano ai dettami del “Partito della Nazione” ha una funzione preventiva. I demagoghi del governo sanno bene che la compressione sociale che stanno producendo la distruzione di diritti ed una povertà garantita per legge a favore dell’accumulazione del capitale avrà da fare i conti con probabili risposte sociali e politiche. Non si spiegherebbe altrimenti perché tanta solerzia nel reprimere comportamenti che vengono ritenuti non consoni alla vulgata politica e sociale che contraddistingue la fase di ristrutturazione del capitale. È una strategia vecchia e collaudata quella di tacciare come criminosa l’espressione di idee “non allineate”, come nel caso dei compagni sottoposti alla repressione. Anche queste dinamiche servono purtroppo a legittimare il punto di vista dominante.

Noi però sappiamo che il problema è politico, culturale e sociale. Non possiamo tacere il fatto che a Reggio Emilia, ma non solo, privatizzazione fa rima con mafia, che gli appalti al ribasso, in tutti i settori della vita economica, producono povertà e precarietà per il lavoratori e per chi dei servizi sociali dovrebbe usufruire. Ma sappiamo anche che le deroghe ai contratti di lavoro, la cancellazione degli integrativi, l’affossamento dei contratti nazionali, sono tutt’uno con le privatizzazioni dei servizi pubblici, con la riforma Fornero delle pensioni, con il taglio delle tasse alle imprese, con la privatizzazione della sanità pubblica e con la distruzione della scuola pubblica. E mentre sempre più chiaramente si profila la corsa al riarmo e la partecipazione dell’Italia alle guerre che sono alle nostre porte, la cancellazione della democrazia – prima quella sui luoghi di lavoro e poi anche quella formale – è elemento cruciale per la realizzazione di quella riforma autoritaria di cui l’accumulazione capitalistica necessita per evitare qualsiasi contraccolpo sociale, mentre fa pagare ai lavoratori ed ai ceti meno abbienti i costi della sua ristrutturazione.

Serve quindi prendere atto di quanto intervenuto a modificare il quadro politico e sociale ed agire di conseguenza: per prima cosa costruire spazi di discussione, indispensabili per elaborare una possibilità collettiva di una risposta sociale e politica in grado di esprimere il nostro punto di vista, un punto di vista di classe, quello dei lavoratori e dei disoccupati, che rimetta al cento la questione sociale, che articoli risposte collettive alla distruzione delle risorse pubbliche, allo scempio ambientale in costante ampliamento. Pensiamo quindi che le future battaglie di tutti noi potranno essere vincenti solo se sapremo, anche a Reggio Emilia, costruire ed allargare una critica all’esistente che abbia come presupposto l’alternativa sociale al modello capitalistico dominante, per iniziare un percorso che con molta umiltà, ma anche molta determinazione, metta immediatamente in comune quelle pratiche e quelle esperienze autogestionarie, di base, democratiche e libertarie che a Reggio Emilia sono presenti ed attive sul territorio.

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8 Novembre in piazza per la libertà di movimento – Michele Bonforte, Coordinatore provinciale Sel Reggio

Partecipiamo alla manifestazione dell’8 novembre indetta dall’Aq16. La federazione provinciale di Sinistra Ecologia e Libertà si unisce alla protesta contro le pesanti misure cautelari, ovvero obblighi di firma giornalieri, notificate a quattordici attivisti reggiani (tredici del Laboratorio Aq16) dopo la contromanifestazione del 25 Aprile scorso. Quel 25 Aprile alcuni di noi erano presenti al corteo ‘anti-Lega Nord’, non per bloccare le sparate assurde di Salvini, ma per segnalare alla cittadinanza e alle Istituzioni l’assurdità di una conferenza razzista proprio nel giorno dedicato alla Liberazione. Ci direte: ma questa è la democrazia! La democrazia non è uno stato di fatto, la democrazia va ricordata, allenata e difesa. Difesa da personaggi che parlano dei profughi come se fossero bestie, difesa da chi va a braccetto con la xenofobia francese della Le Pen, da chi non ha alcun rispetto per i valori e gli ideali che hanno animato la nostra città durante la Resistenza e la Liberazione. E che vorremmo l’animassero ancora.

Qualche giorno dopo il 25 Aprile abbiamo appreso che alcuni poliziotti sarebbero stati feriti dai manifestanti, un agente pare abbia riportato la frattura composta della tibia sinistra. Questo ci dispiace, molto. Però dobbiamo anche sottolineare che non siamo stati testimoni di tutta questa violenza. La versione della Questura ci ha disorientato. Eravamo lì. Insieme ad altri cittadini. Chi ha acceso il classico fumogeno colorato è stato denunciato per accensione ed esplosioni pericolose. Questo ci pare eccessivo. Eravamo lì, in via Emilia anche noi. Siamo pronti a rimangiarci tutto se dovessero comparire filmati in cui i manifestanti spaccano tibie o maneggiano pericolosi esplosivi. Ma non ci sono.

Inoltre non comprendiamo né condividiamo l’obbligo di firma dato ai manifestanti in attesa del processo. Tale misura cautelare è motivata dall’eventualità che potrebbero reiterare il fatto (a distanza di 6 mesi dalle presunte lesioni colpose ai poliziotti), ovvero che potrebbero manifestare di nuovo, come se la violenza fosse l’abituale modalità nel manifestare del centro Sociale Aq16.

Vogliamo invece chiedere alle Istituzioni di aver maggior rispetto per il 25 Aprile, cercando di valutare soluzioni alternative nel momento in cui forze di destra volessero in futuro organizzare eventi simili al ‘Basta Euro Tour’ di Salvini. Basterebbe consigliare un’altra data. Basterebbe, inoltre, che i direttori degli alberghi si comportassero in modo dignitoso ed evitassero di affittare spazi a movimenti xenofobi il 25 aprile (ci piacerebbe non lo facessero mai, ben inteso).“C’erano altri 364 giorni disponibili. Se ne avessero scelto un altro sarebbe stato sicuramente meglio, soprattutto in una città come Reggio Emilia, medaglia d’oro per la Resistenza e patria dei fratelli Cervi”, così aveva commentato Giacomo Notari, presidente Anpi Reggio Emilia. Ci ritroviamo in questo pensiero.

Per questo anche noi l’8 novembre saremo alla manifestazione, con la richiesta specifica rivolta alle Istituzioni di vigilare sulla sacralità del 25 Aprile e per fare un pezzo di strada con tutte quelle realtà locali che si battono, tutto l’anno, contro l’avanzata di vecchi e nuovi razzismi. Per la libertà di movimento.

Per questo ci sentiamo obbligati a mettere una firma.

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Comunicato di solidarietà di Francesco Fantuzzi, ex candidato alle elezioni comunali di Reggio

La mia piena solidarietà ai 15 giovani cui è stato imposto l’obbligo di firma

Il 25 aprile 2014 Matteo Salvini venne a Reggio Emilia per la campagna elettorale delle elezioni europee. Un gesto evidentemente provocatorio e inopportuno, proprio nel giorno simbolo della resistenza antifascista cui, dato l’imbarazzante silenzio delle istituzioni locali, qualcuno ha deciso di opporsi. E ora ne paga un prezzo ingiusto.

Esprimo dunque solidarietà ai 15 ragazzi cui è stato applicato un provvedimento cautelare che prevede l’obbligo di firma ogni giorno in Questura.

C’è infatti un filo che unisce le misure repressive attuate a Reggio Emilia, le dichiarazioni di Serra alla leopolda, di Renzi e dell’imbarazzante eurodeputata Pd Picierno sul sindacato, le manganellate agli operai della AST di Terni: questo governo, dietro una patina suadente, esprime pulsioni neoautoritarie che intendono limitare non solo la libertà personale di chi è direttamente colpito, ma rappresentare un vero e proprio monito per chi non si allinea plaudente.

E’ chiaramente in atto un tentativo di ridurre gli spazi della democrazia, l’accesso ai diritti, il pluralismo delle idee: il partito della nazione come panacea di tutti i mali. Ma non certo la mia soluzione e di quelli che come me non si rassegnano e desiderano un Paese e una città migliore, dove cittadine e cittadini siano protagonisti.

Per questo sono solidale con gli attivisti dei centri sociali ingiustamente colpiti.

Per questo sabato 8 novembre 2014 sarò presente al corteo che partirà alle ore 15.00 dalla Gabella di Via Roma.

Perchè credo nei valori incarnati dal 25 aprile e infangati dai populismi, nazionalismi e razzismi che avanzano, a Reggio, in Italia come in Europa.

E perchè credo che la nostra città, simbolo della Resistenza, non possa e non debba tacere, come sempre più spesso purtroppo sta facendo.

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“UNA FIRMA non CI FERMA” Sezione ANPI di Felina, Presidente Katia Palladini, vicepresidente Mirco Mosè Tincani

La sezione ANPI di Felina esprime piena solidarietà ai manifestanti colpiti da provvedimenti disciplinari con obbligo di firma, in merito alla manifestazione antirazzista e antifascista del 25 Aprile 2014. Proprio in questi giorni assistiamo ad una recrudescenza della volontà repressiva e liberticida di questo governo, con la pesante carica delle forze repressive dello Stato nei confronti di lavoratori che chiedono soltanto lavoro e diritti.

L’antifascismo non è soltanto il mantenere una doverosa memoria e la commemorazione di quanti valorosamente hanno combattuto per la libertà contro il nazifascismo, ma l’antifascismo va praticato tutti i giorni per il lavoro, per i diritti, per una vita dignitosa e per un’istruzione buona e accessibile a tutti. Antifascismo e’ lottare per contrastare tutti quei tentativi di alimentare forme di xenofobia, di razzismo e neofascismo.

La sezione ANPI di Felina sara’ presente alla manifestazione.

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Comunicato di Ciroindagato per aver partecipato alla manifestazione del 25 aprile

Il 24 ottobre la DIGOS di Reggio Emilia mi ha notificato un’informazione di garanzia in quanto indagato, insieme ad altri 15 compagni e compagne, in relazione alla manifestazione antirazzista del 25 aprile.

La mia colpa, secondo il fantasioso teorema inquisitorio di polizia e PM, sarebbe stata quella di aver acceso un “pericolosissimo” fumogeno (artificio pirotecnico liberamente acquistabile senza alcuna licenza ai sensi del DM 9/8/2011) durante il corteo andando così a violare l’art.703 CP.

Per questo motivo la procura reggiana, evidentemente travolta da un eccesso di zelo e preoccupantemente vogliosa di punire in maniera esemplare e intimidatoria il dissenso, ha richiesto per me la misura cautelare dell’obbligo di firma giornaliero, ricorrendo addirittura in appello di fronte al diniego del GIP in prima istanza.

Nella giornata in cui si celebra l’anniversario della liberazione dal regime dittatoriale fascista e dall’occupazione nazista nonché da tutte le loro perversioni razziste, sessiste e xenofobe in tanti e tante abbiamo deciso di disobbedire alle restrizioni e alle zone rosse per esprimere tutto il nostro dissenso di fronte alla presenza odiosamente provocatoria della gazzarra razzista della Lega Nord e del suo segretario federale Matteo Salvini.

Lo abbiamo fatto perché siamo antifascisti, antirazzisti e antisessisti.

Lo abbiamo fatto perché nella politica della Lega Nord vi è la reincarnazione, in chiave moderna, di chi in passato ha sostenuto tutte le peggiori nefandezze dal manifesto della razza alle leggi razziali.

Lo abbiamo fatto perché di fronte alla propaganda populista dell’intolleranza, della discriminazione e del rifiuto delle diversità, abbiamo scelto la pratica quotidiana della solidarietà, della socialità e dell’internazionalismo.

Lo abbiamo fatto perché al mutismo e alle inadempienze delle istituzioni abbiamo preferito difendere dal basso la dignità della città di Reggio Emilia profondamente offesa, proprio nel giorno per essa storicamente più importante, dalla subcultura fascio-leghista della violenza e dell’odio razziale funzionale solo a chi persevera nello sfruttamento dell’uomo sull’uomo.

Del resto non c’è bisogno di essere attivisti di centri sociali o di sodalizi dell’estrema sinistra per capire quale sia l’essenza più becera e caratterizzante della Lega Nord.

In ben quattro rapporti consecutivi sulla situazione italiana, adottati tra il 2002 e il 2012 dalla Commissione Europea contro il Razzismo e l’Intolleranza (ECRI), è stato denunciato e rimarcato come «gli esponenti della Lega Nord hanno fatto un uso particolarmente intenso della propaganda razzista e xenofoba, quantunque si debba notare che anche dei membri di altri partiti hanno usato un linguaggio politico xenofobo od in altra maniera intollerante», ma anche esortato le autorità italiane a compiere ogni sforzo per contrastare lo sfruttamento politico e «per adottare provvedimenti ad hoc più espressamente mirati a lottare contro l’uso di discorsi provocatori di tipo razzista o xenofobo da parte di esponenti politici».

Ebbene, a Reggio Emilia, il 25 aprile abbiamo assistito all’esatto opposto. E le richieste di 16 misure cautelari da parte della procura reggiana sono soltanto l’espressione più arrogante della volontà non solo di intimidire il dissenso, ma soprattutto di distorcere la verità fino al limite del falso ideologico.

Infatti, nell’attuare uno strano concetto di democrazia, legalità e giustizia, pericolosamente e fortemente diseducativo, quelle autorità che avrebbero dovuto conformarsi alle esortazioni dell’ECRI, hanno invece preferito dare agibilità alla dialettica della violenza e dell’odio razziale, sessista e xenofobo e adottare provvedimenti ad hoc restrittivi e liberticidi, a suon di transenne, zone rosse, denunce e limitazioni delle libertà per le antirazziste e gli antirazzisti.

Ma quale democrazia, ma quale legalità, ma quale giustizia?

Istituire, checkpoint, sbarramenti e zone rosse, proprio nella giornata in cui si festeggia la liberazione dal nazifascismo, per soffocare preventivamente dissenso e la protesta non ha nulla a che fare con la democrazia!

Legittimare e sdoganare la propaganda dell’intolleranza, della discriminazione e dello sfruttamento non ha nulla a che fare con la legalità!

Concedere spazi a un partito che ha scelto di allearsi con le peggiori formazioni neofasciste europee o a supporter dell’apartheid che squallidamente sostengono che debbano esserci vagoni ferroviari per soli italiani e che spregiativamente apostrofano i cittadini napoletani come colerosi e terremotati non ha nulla a che fare con la giustizia!

Se si vuole far passare tutto ciò per democrazia, giustizia e legalità, allora ribellarsi è il minimo da fare! E ben vengano 10, 100 ,1000 manifestazioni e cortei contro questa pericolosa deriva!

Il 25 aprile mi sono sentito felicemente orgoglioso di essere stato complice di chi ha saputo difendere la dignità della città antifascista di Reggio Emilia.

Ho acceso un fumogeno a scopo coreografico e per dare colore alla nostra protesta di fronte allo squallido grigiore della provocazione fascio-leghista e di chi l’ha legittimata. E se il PM mi vuole imporre autoritariamente l’obbligo di firma giornaliero per punirmi della mia scelta di lottare insieme alle compagne e ai compagni, allora non ha bisogno di ricorrere in appello, perché ci metto 10, 100, 1000 firme, ma sono e sarò antifascista, antirazzista e antisessista….e rimango dalla parte buona delle transenne, quella dove si applica la cultura della solidarietà dal basso!

Una firma non mi ferma.

Ciro, indagato per aver difeso Reggio Emilia, il 25 aprile 2014, dai rigurgiti fascisti.